PostHeaderIcon Il Timo

Timo

thymus vulgaris L.

thymus vulgaris
labiate
Nomi Popolari: Pepolino, Erba Pèvera, Sermollino, Salaredda, Riganeddu

Il Timo è una piantina originaria delle regioni mediterranee occidentali, presente sulle colline aride e molto soleggiate delle nostre regioni marine, dove i suoi ciuffi sempreverdi spandono nell’aria un aroma piacevole e penetrante. Dall’altezza variabile tra i 10 e i 30 centimetri, con fusto legnoso e ramificazione eretta e fitta, il Timo possiede foglie minute e lanceolate, senza picciolo, pubescenti e biancastre nella pagina inferiore; i fiori sono piccoli, rosa o bianchi, presenti da maggio fino ad ottobre, raccolti in spighe all’ascella delle foglie più grandi. Il loro calice è gibboso e a peli ruvidi, con tre denti superiori larghi, e due inferiori acuti, mentre la corolla è bilabata, con quattro stami. Il seme è tetrachenio, bruno e glabro. Il profumo del Timo è molto aromatico, intenso, ed il suo sapore è un poco amarognolo.
Le parti utilizzate di questa pianta sono i fusti fioriti interi, le foglie, e le sole sommità fiorite da raccogliere da maggio fino alla fine dell’estate.
Contiene un olio essenziale, alcoli, idrocarburi, acidi fenolici, flavonoidi, resina, tannino, e una saponina.
CONSERVAZIONE
La conservazione per essiccazione del Timo si svolge tagliando i rami alla base e legandoli poi in fasci lenti, che verranno posti in locali ombrosi, asciutti e ventilati. L’operazione può essere anche effettuata in essiccatoio, non superando però la temperatura di 35°C. Separare poi le foglie dai rami per battitura e conservare in barattoli di vetro.

PROPRIETA' TERAPEUTICHE
Per le sue proprietà antisettiche, il Timo è adatto alla preparazione di polveri dentifrice e colluttori (questi ultimi consigliati in modo particolare per la cura dell’alitosi), mentre sotto forma di decotto contribuisce a difendere l’organismo in caso di epidemie, e come infuso a combattere l’influenza.
In quanto spasmolitico, tonico e stimolante, trova impiego nella preparazione di diversi bagni terapeutici, e la sua azione cicatrizzante lo rende adatto alla cura di piaghe e ferite.
E’ anche utilizzato per le sue proprietà aperitive, bechiche, carminative, coleretiche, diuretiche, emmenagoghe e digestive.
In ambito culinario, viene impiegato per aromatizzare carne, pesce, verdure, sughi, e persino liquori e aceto. Ottimo anche come succedaneo del tè o del caffè.
Di seguito, alcune ricette medicinali, da seguire sempre sotto consiglio di un bravo erborista:
- Lozione di Timo
Versare 50 gocce di olio essenziale puro di Timo in 100 ml di alcool a 80°, scuotere energicamente, e conservare la bottiglia ben tappata lontano da luce diretta.
Questa lozione antisettica e deodorante si usa diluita con acqua per sciacqui alla bocca e ai piedi in caso di cattivo odore, e si friziona sulla cute dei capelli come preventivo contro i pidocchi.
- Per staccare le zecche senza dolore
Mettere una goccia di olio essenziale puro di Timo direttamente sulla zecca, attendere alcuni minuti, poi estrarre il parassita morto con una pinzetta. Il più delle volte la zecca cade da sola.
- Colluttorio
In caso di alitosi, è utilissimo un decotto di Timo: bollire 15 gr di pianta intera senza radice in mezzo litro di acqua per 3 minuti. Usare dopo la normale igiene dentale, senza ingerire.
- Pulire e sbiancare i denti
Mettere sullo spazzolino da denti una parte di polvere fine di Timo essiccato, e una parte di carbone di Pioppo Nero.
- Riflessante dopo-shampoo per capelli scuri
Eseguire l’ultimo sciacquo ai capelli con infuso di Timo concentrato. Non risciacquare.
- Mestruazioni con flusso troppo scarso
Una settimana prima della data in cui è prevista la comparsa del ciclo, assumere due tazze al giorno di infuso di Timo: 10 gr di pianta intera senza radice in mezzo litro di acqua bollente per 10 minuti.
Non eccedere nell’uso.

TRADIZIONE MAGICA E SIMBOLOGIE
L’origine del nome di questa pianta viene dal greco thymiào, “ardo come profumo”, poiché era una delle piante più adatte a produrre fumo aromatico durante i riti sacrificali. Lo stesso Filocoro di Atene, un profondo conoscitore di riti, dichiarava che il Timo alimentava la fiamma dei Nephàlia, antichi rituali sacrificali dove ci si asteneva dal vino e non si utilizzavano né legno di vite né di fico.
Il suo fumo contribuisce notevolmente a purificare uno spazio da energie nefaste, rendendo il luogo “pulito” a livello sottile e, perciò, adatto allo svolgimento di rituali magici o evocazioni.

Secondo la tradizione, il Timo è una delle piante care al Popolo Fatato, che ne gradisce il caratteristico profumo aromatico. Le fumigazioni con foglie e fiori secchi servono, quindi, non solo a purificare l’ambiente, ma anche ad attirare le Fate benevole. Utile, per il medesimo scopo, è anche portare su di sé un sacchettino di cotone contenente dei fiori freschi di Timo. Un’antica ricetta magica, afferma addirittura che grazie a questa pianta sia possibile vedere con i propri occhi il Piccolo Popolo, acquisendo così, seppur per un tempo limitato, la famosa Vista:  secondo la leggenda, si deve preparare un infuso con infiorescenze di Timo, raccolte nei pressi di una collina frequentata dalle Fate, e un po’ di erba di un trono fatato; questo infuso verrà poi spalmato sulle palpebre che, in questo modo,  si “apriranno”.

Il suo fiore rosato è apprezzato anche dalle api, le messaggere della Grande Madre, che fungono da contatto tra il mondo materiale e quello Divino e spirituale. Ciò rende questa pianta dotata di una profonda sacralità, atta a favorire sia la profezia che la divinazione, come del resto a contribuire all’innalzamento del proprio spirito verso “sfere” più alte. Questa predilezione per il Timo da parte sia delle alate messaggere che delle eteree Fate, suggerisce che anch’esso potrebbe rivelarsi un tramite con l’Altromondo, in grado sia di ripulirci da tutte le negatività che di prepararci all’incontro con Esso.

La sua natura forte e rustica, che lo fa crescere senza problemi nei terreni pietrosi, calcarei e molto assolati, lo rende adatto a rinforzare il carattere delle persone tendenzialmente deboli, timide e insicure, conferendo coraggio e forza interiore. Questo, forse, in modo particolare nelle donne, nelle quali, come abbiamo visto, è in grado di stimolare un ciclo mestruale troppo scarso; caratteristica interessante, che potrebbe simboleggiare l’aiuto che questa pianta offre a tutte coloro che soffrono di blocchi interiori legati alla sfera del femminile (ma non solo), che le rendono represse o addirittura sottomesse, riportando loro armonia interiore e risvegliando in esse la Consapevolezza della propria femminilità e sacralità muliebre. Inoltre, essendo una pianta che ama il pieno sole, ne acquisisce automaticamente le proprietà energetiche e simboliche; è adatto, quindi, a superare i momenti difficili della vita, donando, come suddetto, sicurezza personale e fiducia nelle proprie capacità, e a favorire sia l’inizio che la felice conclusione di progetti particolarmente importanti.
Il Timo è una piccola pianta forte e coraggiosa, amante delle donne e del Femminile, che rinvigorisce gli animi e che racchiude in sé l’energia prorompente del sole e la divina bellezza del mondo Elementale.
La sua presenza in un prato, o in un giardino, rende quest’ultimo un luogo d’incanto... un luogo dove la Magia si può percepire nell’aria, pregna di profumi e di avvolgenti raggi solari.

PostHeaderIcon Candele fatte in casa

L'occorrente

- Una vecchia pentola in cui mettere l'acqua per sciogliere la cera in bagnomaria.
- Dei vecchi pentolini in cui mettere la cera da sciogliere; noi abbiamo ricavato questi pentolini dalle scatole di latta del caffè e dei pelati; tagliando la scatola e ripiegando poi la parte ritagliata in modo da formare un manico, lo abbiamo rivestito con i tubi di cartone della carta da cucina, per non tagliarci.
- Un vecchio coltello per tagliare a pezzi le candele "recuperate" da fondere.
- Un taglierino, una forbice e degli stecchini da spiedino.
- Una bomboletta di olio silicone spray, oppure olio da tavola, per "ungere" gli stampi.
- Filo di ferro o graffette per fissare gli oggetti messi all'interno della candela (fette di arancio, bastoncini di cannella, ecc.).
- Gli stampi: in commercio si trovano degli stampi per candele in plastica o in lattice, ma si possono anche usare degli stampi ricavati da scatole del caffè oppure dai cartoni del latte; si può scegliere qualsiasi forma, l'importante è che poi si possa sfilare la candela una volta che questa si è raffreddata.
- Un apriscatole, utile per tagliare il bordo della latta del caffè che altrimenti impedirebbe alla candela di uscire.
- Dei pastelli a cera oppure cera colorata (utilizzando ad es. vecchie candele colorate) da sciogliere insieme alla cera per colorarla.
- Un nastro di carta per chiudere il buco nello stampo (es. cartone del latte) necessario per fissare lo stoppino.
- Degli stoppini ricavabili da comuni cordini oppure da vecchie candele. Per comodità, per alcuni tipi di candela, si può usare anche una intera candela come stoppino.
- Infine, ma fondamentale, la paraffina! Questa può essere ricavata in vari modi: dalle vecchie candele, facendole a pezzi e levandogli lo stoppino; comperandola in grani nei colorifici o nei negozi di belle arti; direttamente dalle cererie, in tal caso otterrete un enorme risparmio ma dovete comperare sacchi da 20/30 Kg.
Di solito la cera comperata presso i negozi o le cererie è già miscelata con una minima parte di stearina e quindi non dovete preoccuparvi di comperare anche quest'ultima che ha lo scopo di aumentare il punto di fusione della candela per farla durare di più.
Per contro le candele con poca stearina sono più trasparenti e si prestano meglio a creare candele artistiche.
Nei negozi si trova anche la cera in granellini già colorata che sembra sabbia (cristalli di cera): con questa potete realizzare delle candele senza bisogno di fonderle, basta infatti mischiare a piacere vari strati di cera di colore diverso in un bicchiere od una ciotola trasparenti. 

Gli stoppini

In commercio si trovano stoppini già preparati, cerati o non cerati. Si possono però preparare anche in casa. Se si stanno facendo delle candele "tradizionali" (ossia con la paraffina!) è sufficiente prendere un pezzo di filo di cotone e immergerlo nella cera liquida e lasciarlo solidificare, ripetendo un paio di volte l'operazione. In alternativa si possono anche usare stoppini "riciclati" da candele già fatte; oppure, a seconda delle candele che si stanno realizzando, è consigliabile usare come stoppino una candela pronta (come quella della foto).
Lo stoppino può anche essere non cerato: infatti, una volta che lo si è sistemato al centro dello stampo e colato la cera, questo automaticamente si impregna di cera liquida e quindi diventa cerato. Quando si accenderà la candela, per effetto di un processo di osmosi, si cererà anche la parte di stoppino che esce dalla candela e che non si è cerato durante la colata; in altre parole: per effetto del calore che si sprigiona nell'accensione, la cera intorno allo stoppino diventa liquida e viene "succhiata" dallo stoppino come se questo fosse una spugna. Per esperienza possiamo dire che la scelta dello stoppino non è poi così critica, si possono scegliere di vari diametri, quello che importa è trovare un giusto rapporto tra lunghezza della fiamma (lunghezza dello stoppino che prende fuoco) e diametro della candela, infatti se la fiamma è troppo alta, si sprigiona troppo calore e si scioglie troppa cera, di conseguenza la fiamma si abbassa fino a spegnersi. Se lo stoppino non era troppo alto il processo si stabilizza da solo e la candela non si spegne. Se invece l'accensione parte con uno stoppino corto, la fiamma si stabilizza più facilmente. Infine, se l'accensione parte con uno stoppino troppo corto, la fiamma tende a spegnersi perché lo stoppino tende a consumarsi più velocemente della cera che ha intorno. L'intensità del calore sprigionato oltre che dalla lunghezza dello stoppino dipende anche dal suo diametro. 

Lo stoppino può essere aggiunto in diversi modi:

- Prima della colata: si fissa lo stoppino allo stampo facendolo passare per un buco che poi andrà energicamente chiuso con più passaggi di nastro adesivo da un lato e tenendolo teso dall'altro lato semplicemente arrotolandolo ad uno stecchino da spiedino messo di traverso.
- Durante la colata: si fissa una candela al centro dello stampo ed in seguito si cola la cera (di solito si usa questo metodo per candele medio-alte, per dare stabilità alla candela stessa).
- Mentre la candela solidifica: mettendo un ferro da calzamaglia al centro della candela e tenendolo in posizione fino al raffreddamento (occorre ogni tanto rigirare sul posto il ferro in modo da non farlo aderire alla cera e facilitarne l'estrazione ). Se non si ha a disposizione un ferro allora si può usare un bastoncino da spiedino, in tal caso occorre però rigirarlo più volte altrimenti diventa impossibile l'estrazione una volta che la candela si è solidificata. Una volta estratta la candela dallo stampo si estrae il ferro e si inserisce al suo posto lo stoppino.
- A candela solidificata: con un ferro da calza arroventato si pratica a più riprese (quando il ferro si raffredda occorre riscaldarlo di nuovo) un buco nel mezzo della candela già solidificata e si inserisce poi lo stoppino. 

Il procedimento base

Il procedimento è molto semplice:
- Mettere la cera da sciogliere nei pentolini e mettere questi nella pentola a bagnomaria.
- Regolare la fiamma in modo che l'acqua arrivi quasi all'ebollizione: attenzione a non far bollire l'acqua ed evitare che schizzi di acqua entrino nella cera.
- La temperatura ideale è di circa 80°C.
- Attendere che la cera si sciolga ed aggiungere dei pezzetti di pastello per colorarla, mescolando bene. Un consiglio è quello di mettere piccoli pezzetti di pastello fino ad ottenere la tonalità di colore desiderata: è importante ricordare che la cera liquida è sempre più chiara della cera solidificata; per verificare il colore provare a far solificare un pezzettino di cera prima di procedere con la candela. Non esagerare con il pastello poiché se messo in eccesso forma degli inestetici grumi che possono rovinare la candela.
- Mentre la cera si sta sciogliendo pulire lo stampo e spruzzare al suo interno in modo regolare il silicone, in questo modo la candela, una volta raffreddata, si staccherà facilmente dalle pareti. Usate il silicone anche se lo stampo è il cartone del latte e quindi ha le pareti già cerate: si facilita il distacco e rende la candela più lucida.
- A seconda dello stampo scelto, lo stoppino andrà aggiunto prima di colare la cera oppure dopo (vedi sopra).
- Una volta che è stata colata la cera nello stampo occorre aspettare che si raffreddi; poiché raffreddandosi la paraffina diminuisce il proprio volume tenderà a formarsi un avvallamento della candela che andrà colmato con altra cera liquida. Per non fare vedere l'avvallamento e l'inestetico tentativo di coprirlo, è consigliabile usare come base di accesione della candela quella che durante la colata si trova in basso: praticamente è bene "capovolgere" la candela!.
Il tempo di solidificazione dipende dal diamentro della candela ed è di solito di qualche ora; sarà la candela stessa  a "dire" quando si è rafreddata, infatti solo quando questa è completamente fredda si assiste ad un restringimento che ci permette di sfilarla con facilità. Se non si riesce a sfilare una candela o non avete unto lo stampo, oppure non è ancora del tutto fredda, quindi bisogna attendere.
Per accelerare la solidificazione si può immergere la candela nell'acqua fredda, ma è importante che la candela si raffreddi con gradualità, quindi non mettetela nel frizer altrimenti si crepa rendendo così vano il vostro lavoro.

PostHeaderIcon Scrub Speziato

Detergente speziatissimo

200 g di farina di grano saraceno
2 cucchiai di semi di coriandolo
3 cucchiai di bacche di ginepro
1 cucchiaio di zenzero in polvere.

Passate la farina e le spezie nel macinacaffè elettrico, se lo avete, o in un frullatore. Setacciate bene. Conservate in un barattolo chiuso. Si conserva per più di 6 mesi.

Versate un po'di farina nel cavo della mano e strofinatevela addosso sul corpo bagnato, come se fosse sapone. Formate una crema, massaggiate e sciacquate.

PostHeaderIcon Scrub Anticellulite alla Cannella e aroma di Limone

Scrub Anticellulite alla Cannella e aroma di Limone

Ingredienti:

    *
      100 gr. di cannella in stecche
    *
      25 gr. di scorza (fresca) di limone
    *
      25 gr di sale marino grosso
    *
      150 ml. di olio di calendula
    *
      3 gocce di olio essnziale (o.e.) di cipresso, 3 gocce di o.e. di origano, 3 gocce di o.e. di arancio.

Procedimento:

Tritare la cannella con il mixer e aggiungere, verso la fine, anche la scorza di limone e il sale grosso. Unire al composto gli oli essenziali e mescolare (a mano) finché gli ingredienti non sono miscelati perfettamente. Applicare sulle gambe, in presenza di cellulite, e massaggiare molto delicatamente per alcuni minuti. Sciacquare sotto la doccia con acqua tiepida e applicare una crema idratante. Evitare l'esposizione al sole per il resto della giornata.

PostHeaderIcon Impacco alla Mela e Olio di Mandorle

IMPACCO PER CAPELLI MELA&OLIO DI MANDORLE DOLCI

E' una Maschera Ristrutturante, Nutriente e contro le Doppie Punte.

Facilissimo!
Servono:

*1 Mela
*2 Chucchiai di Olio di Mandorle Dolci

Frullare il Tutto fino ad ottenere una Pappetta,
Massaggiare sui Capelli Asciutti, Soprattutto Sulle Lunghezze.
Lasciare su per circa 20 minuti, Sciacquare e procedere con l'Abituale Lavaggio.

PostHeaderIcon Infuso alla Verbena

Infuso alla Verbena

Questo infuso è molto utile nel trattamento del mal di testa causato da una lenta digestione. Mescolate 40 gr. di maggiorana, 40 gr. di tiglio, 40 gr. di salvia e 40 gr. di verbena (erbe essiccate, reperbili in erboristeria) e riponete tutto in un barattolo dopo aver mescolato accuratamente. Al bisogno, prendete un cucchiaio di miscela e fatela infondere per 10 minuti in una tazza di acqua bollente. Trascorso il tempo, filtrate e bevete caldo. Se ne possono assumere 3 tazze al giorno, in questo modo, nel tempo, si avrà un miglioramento della digestione e del mal di testa che spesso ne consegue.

PostHeaderIcon Angelica

Angelica arcangelica e Angelica
Silvestre fanno pensare a due creature
celesti e soavissime che la dolcezza
stessa dei loro nomi solleva dalla
terra e trascina verso il cielo. E a ben
vedere, nonostante le loro solide e
utilissime radici affondino profondamente
nel terreno, la tradizione popolare
e colta le ha sempre messe in
relazione, per le loro virtù, con il cielo
e i suoi eterei abitanti.
Angelo Angelini, che nel «Serto di
Iside» la definisce come una delle
piante più preziose, riporta la leggenda
secondo cui Angelica sarebbe stata
donata agli uomini dall’Arcangelo
Tra noi e le piante esistono profondi e sottili legami, corrispondenze segrete che ci
uniscono a tutte le serene presenze vegetali che nei millenni hanno reso la vita dell’uomo
più sana, più bella e più felice.
Questi brevi articoli, quest’anno dedicati alle piante “segnate” dall’archetipo Sole,
considerano alcune creature vegetali dal punto di vista del loro significato simbolico,
e cercano di interpretare le ragioni della loro importanza nelle culture umane di ogni
tempo. Le piante che qui raccontano la loro storia segreta sono le più vicine all’esperienza
umana sotto il profilo della sopravvivenza alimentare, della presenza del sacro,
dell’eros e della sua forza, della cura delle malattie e dell’evoluzione spirituale.
Ciò che è nascosto in loro è nascosto in noi, perché facciamo parte dello stesso mistero,
che si manifesta nei loro poteri come nei nostri pensieri, nelle loro radici, foglie e
fiori come nelle nostre passioni.
Comprendere la forza profonda delle piante può aiutarci a capire meglio la nostra, e
ascoltare il loro messaggio, che è sempre di amore, può aiutare a farci sentire sempre
più parte del tempio vivente che è la natura.


«l’Arcangelo Gabriele è lo Spirito
della Luna, e il mito suggerisce
che questa preziosa pianta
solare proietta la sua luce,
apportatrice di potenza e calore,
che viene riflessa tanto sulle
funzioni secondarie quanto sulle
potenzialità».
Originaria del Nord, l’Angelica venne
presto importata e diffusa anche
nelle regioni alpine, ed era tenuta in
gran conto, dato che la si considerava
il più efficace rimedio conosciuto
contro la peste: scriveva infatti
Hieronimus Bosch nel 1550 che annusare
una radice di Angelica imbevuta
di aceto avrebbe preservato ogni
uomo dal contagio.
La tradizione popolare assicurava
inoltre che masticandone quotidianamente
la radice, Angelica garantisse
una straordinaria longevità: per chi
ama le cifre, fino a centoventi anni e
più! E se poteva salvare dal grande
flagello e dalla morte era davvero lecito
attribuirle poteri celesti e un
nome così importante.
La parola angelus, da cui il nome
angelica deriva, è un termine che il
latino riprende dal greco aggelos,
(anghelos) e che, grazie alla predicazione
cristiana si è diffuso in tutte
le lingue romanze e germaniche.
Anghelos, vale la pena notare, significa
letteralmente “il messaggero, il
tramite” e compare molto spesso nei
poemi omerici per indicare i messaggeri
degli dei e soprattutto Iride, l’arcobaleno.
Poi, con il tempo e con
l’evolvere delle forme espressive,
divenne il termine preciso e “tecnico”
per indicare gli esseri divini che
noi chiamiamo “angeli”.
Secondo alcuni studiosi, “anghelos”
proviene da un’antica lingua orientale,
forse l’antico persiano, forse
l’accadico, ed è molto vicino ad un
altro termine giunto in Grecia dalla
Persia: si tratta di “angaros”, che significa
“corriere a cavallo che porta
i dispacci reali”, e che descrive un
vero e proprio servizio di posta dell’antico
Impero Persiano, organizzato
con una rete ramificata di staffette
e di stazioni in tutto il territorio controllato
dai re di Persia.
In greco questo termine, e la famiglia
che da esso deriva, sta invece ad
indicare il lavoro non libero, coatto,
tipico del rapporto tra sovrano assoluto
e sudditi in Oriente, ed è l’origine
delle parole italiane “angheria”
e “angariare”.
Per traslato, poi, il termine angaros
definisce anche gli uomini requisiti
per compiti sgradevoli e forzati, privati
della loro volontà e ridotti a
semplici strumenti della volontà altrui,
i succubi.

PostHeaderIcon L'Acacia

 Un' erba maschile, molto legata all'elemento dell'aria. Si unisce agli incensi per ottenere vibrazioni benefiche o la si brucia da sola sui carboncini. Purifica lo spazio sacro e crea un intimo circolo.



Il suo nome deriva dal greco “Akakia” probabilmente riferendosi al candore dei suoi fiori. Cresce un po' ovunque sino a 700 metri di altitudine. I suoi fiori sono utilizzati nella medicina popolare come antispastici e lassativi. Utilizzo Magico: secondo le tribù berbere dell'Africa del Nord bruciarne dei fiori nella camera da letto previene e allontana il malocchio. In tutto il Medio Oriente portare dell’Acacia su di sé consente di tenere lontane le influenze negative. Più in generale si utilizza per gli incantesimi d’amore e di accrescimento economico. E' tradizionalmente associata al Sole e le divinità legate a questa pianta sono Osiride e Ishtar-Astarte.

Usi Magici : Se riucite a trovare sufficiente corteccia e rami di Acacia, questi sono ottimi per costruire delle ceste e degli scatoli dove tenere gli attrezzi rituali. Per coloro che riescono ad ottenere piccole quantità, può essere polverizzata e utilizzata per consacrare i contenitori. La resina essiccata può essere bruciata come un incenso; le foglie e il legno possono essere messi in infuso per creare acqua sacra. L'acacia è un'erba per consacrazione. E' anche utilizzata per la protezione e per aiutare la chiaroveggenza. Io spesso l'ho bruciata con il Legno di Sandalo durante la meditazione per cercare l'illuminazione e sviluppare i poteri psichici. L'acacia viene anche usata come legante in molti incensi magici venduti al pubblico.

Usi Medicinali : Le foglie di alcune specie sono astringenti. Vengono spesso utilizzate nel trattamento della diarrea. Inoltre la mucillagine viene utilizzata come un agente disinfettante su aree infiammate. Le tribù aborigene usavano l'acacia per la cura dei mal di testa, nei problemi digestivi e nelle epistassi del naso.

secondo le tribù berbere dell'Africa del Nord bruciarne dei fiori nella
camera da letto previene e allontana il malocchio. In tutto il Medio Oriente
portare dell’Acacia su di sé consente di tenere lontane le influenze negative. Più in
generale si utilizza per gli incantesimi d’amore e di accrescimento economico.

PostHeaderIcon Il Lupo

Nei tempi il lupo è sempre stato associato al buio della caverna, alle sue fauci fameliche, a fitte e pericolose foreste, da qui l’atavica paura per questo splendido essere.

Tuttavia anche il lupo ha una natura ambivalente, un dualismo affascinante e misterioso:
la sua gola è la caverna, l'inferno, la notte, l'antro pericoloso il cui passaggio è però necessario poiché porta alla liberazione, diventando così aurora, la luce iniziatica che si rivela dopo la discesa agli inferi.

Il lupo è l’animale che più si avvicina all’indole umana, vive solo o in branco e quando si accoppia diventa un devoto capo-famiglia che alleva i suoi cuccioli con amore e rimane fedelmente accanto alla compagna sino alla morte.


Bestia  selvaggia portatore di morte e distruzione, ma anche iniziatore e portatore di conoscenza, il lupo sorveglia l’entrata del regno dei defunti, le sue fauci sono il simbolo del luogo del non ritorno, spirito minaccioso, dotato di grande fascino per la potenza che esprime sia nel bene, sia nel male.

Come la luce esce dall’ombra, così il lupo esce dalla tana e dal bosco. La forza e l'ardore in combattimento ne fanno il simbolo per eccellenza dei guerrieri.
Il lupo celeste è il compagno della cerva bianca, che rappresenta la terra da cui nascono eroi e grandi capi come Gengis Khan.

Su alcuni vasi etruschi era raffigurato, mentre si affacciava da una caverna in comunicazione con l’altro mondo.
Nella mitologia greca era l’incarnazione di Marte il lato della distruzione, mentre quando gli era attribuito un ruolo solare era simbolo di Apollo.
Il bosco sacro che circondava il suo tempio era chiamato lukaion , Aristotele vi teneva le sue lezioni: ecco l'origine della parola liceo.

Il lupo è portatore di una conoscenza che viene dalle tenebre e dal regno delle ombre, per questo è pericoloso: evoca un'idea di forza a stento contenuta, è forse simbolo dell'esperienza archetipica con il numen, che, per definizione, è fuori dal tempo.

In molte civiltà è associato all'idea di fecondità.
Romolo e Remo, i gemelli fondatori della città che diverrà il cuore stesso di tutta la Cristianità, furono allevati da una lupa.
I Turchi affermavano di essere stati allevati da lupe e Aristotele raccontava che la lupa Leto partorì i gemelli Apollo e Artemide.

Molte sono le leggende che ruotano attorno al lupo sia per l’edificazione di nuove città, sia per la rinascita della coscienza.
Altre leggende, molto antiche, raccontano la metamorfosi nelle notti di plenilunio, degli esseri umani in lupi: la licantropia.

In Spagna era la cavalcatura dello stregone, mentre le streghe durante il Sabba portavano dei lacci di pelle di lupo.

Nel Medioevo il lupo è visto come simbolo della voracità, dell’ingordigia, mentre la lupa diventa il simbolo della lussuria e della passionalità sfrenata.

Il viaggio iniziatico, l’inderogabile necessità per l’uomo di attraversare, per la sua stessa salvezza, il mondo degli inferi, per riportare la luce, inizia proprio dalla gola del lupo (il buio) che inghiotte il sole (la coscienza).

PostHeaderIcon I colori

La Magia, i colori e le loro proprietà magiche

Ogni colore ha una sua particolare proprietà magica capace di influenzare la natura umana, sia positivamente che negativamente.

Che i colori fossero in grado di riattivare i centri vitali, era risaputo da millenni e ciò trova la sua applicazione somatica persino nelle medicine indiana, cinese, tibetana ed egiziana. Oggi la cromoterapia, anche se ancora poco conosciuta, trova la sua applicazione in campo bio-psichico.

Noi sappiamo che la vita è energia e vibrazioni; i colori costituiscono una scala sensibile ed elevata di queste vibrazioni e sono in grado di influenzare e modificare profondamente le nostre energie e le nostre emozioni. Esiste un ramo della magia bianca basato sul significato dei colori e sul loro potere di favorire la buona o la cattiva sorte.


  BIANCO
Simboleggia la purezza e la virtù. è associato alla Luna e al segno del Cancro. É sempre stato il colore preferito dalle spose ed il più usato nella confezione delle camicie da notte, allo scopo di allontanare dai dormienti eventuali entità maligne che aborrono il bianco.

  ROSA
Per gli alchimisti rappresenta la catarsi, la rinascita. Simboleggia la timidezza e l’amabilità. Emana radiazioni positive per tutti i segni. Predispone all’amore.

  AZZURRO
È il colore del cielo, simboleggia l’amore casto ed è propizio agli Acquari. Porta fortuna e protegge nell’avversità.

  VERDE
Infonde speranza, fiducia e pace. Legato alla natura, è il colore di Venere e protegge le persone innamorate.

  ARANCIONE
Per gli orientali stimola la concentrazione mentale, tanto è vero che i monaci buddisti indossano una tunica di questo colore. Per noi è il simbolo della salute, ma anche della lussuria.

  GIALLO
Esistono delle riserve nei confronti di questo colore. Per taluni è il simbolo del Sole, è il colore dell’oro che simboleggia la conoscenza e quindi infonde energia e vigore. È positivo per i Leoni. Secondo altri, invece, è il colore dello zolfo e pertanto del diavolo. Sembra che Giuda fosse vestito di giallo durante l’ultima cena; per tale motivo la credenza popolare lo ritiene il colore della falsità e del tradimento.

  ROSSO
È il colore di Marte e dell’Ariete; infonde ardore, calore, forza e combattività. Non portatelo se siete nervosi o depressi, poichè il rosso accentuerebbe il vostro malessere.

  BLU
È il colore di Giove e pertanto favorisce i Sagittari ed i Pesci. Dona equilibrio, saggezza ed oculatezza negli affari.

  VIOLA
Colore che favorisce l’elevazione spirituale, la meditazione ed il sapere. Viene evitato dalla gente di spettacolo poiché, legato alla quaresima, implica il concetto di sacrificio, di privazioni, nonchè  d'insuccesso. È propizio agli Scorpioni.

  NERO
È ritenuto apportatore di tristezza, lutti e disperazione. Appartiene astrologicamente a Saturno che governa il Capricorno.

PostHeaderIcon L'Anatra

Animale migratorio, è la personificazione del viaggio iniziatico. Per la migrazione che compie ogni anno simboleggia la difficile ricerca spirituale e il ciclo delle rinascite. Negli antichi egizi è associata alla dea Iside. Nell’ebraismo è il simbolo dell’immortalità.

PostHeaderIcon L'Aquila

In tutte le tradizioni l’aquila incarna la potenza cosmica. È il re di tutti gli uccelli, avendo il dominio assoluto dell’aria; è l’equivalente celeste del leone. Dalle sue qualità reali o presunte deriva la sua simbologia. Il suo librarsi verso l’alto nel cielo, fino ad altezze impossibili per l’uomo, lo rende simbolo di qualsiasi movimento ascensionale, dalla terra al cielo, dal mondo materiale al mondo spirituale, dalla morte alla vita. Elevandosi verso l’alto, può alimentarsi del fuoco superiore, presente in massima misura nel sole, con un conseguente ringiovanimento. È infatti considerato un uccello solare, detto anche “uccello di fuoco”, per la sua capacità di sfidare il sole guardandolo senza bruciarsi e assimilando la potenza dai suoi raggi. L’aquila viene associata al serpente, che contribuisce al suo significato, formando una coppia di opposti complementari, dove l’aquila simboleggia la luce, il cielo, le forze superne, mentre il serpente è l’oscurità, la terra, le forze ctonie. L’aquila nutrendosi di serpenti incarna idealmente il trionfo del bene sul male. Universalmente, gli dei, i grandi eroi, i re o capi si appropriano della sua forza scegliendola come loro attributo. Nelle tradizioni antiche vediamo ripetersi come una costante l’analogia dell’aquila come vittoria del bene sul male, dell’elemento olimpico su quello titanico. Un mito ellenico ci tramanda la leggenda dell’aquila, inviata dal dio olimpico Zeus a divorare il fegato del titano Prometeo, come castigo per aver rubato il fuoco agli dei per farne dono agli uomini. Nell’antica Grecia l’aquila è l’animale sacro a Zeus, che tradizionalmente è rappresentato seduto in un trono con al suo fianco un aquila dalle ali spiegate. In India, Garunda è l’aquila che serve da cavalcatura a Vishnu e illustra la vittoria del bene sul male. Nella tradizione irano-aria l’aquila è l’incarnazione della “gloria” dello hvarenò, come forza mistica e un potere dall’alto, che scende sui sovrani e sui capi, li fa partecipi della natura immortale e li testimonia con la vittoria. Infatti negli Arii, che vivevano ogni combattimento come lotta metafisica fra forze olimpiche e forze titaniche, considerandosi come milizia delle prime avevano come loro simbolo l’aquila. Circa il concetto dell’immortalità è anche proprio degli antichi egizi. Solo una parte dell’essere umano è destinata ad una esistenza eterna celeste in stati di gloria, il cosiddetto Ba. Questa parte nei geroglifici egizi è raffigurata come aquila. Presso gli Irochesi, Oshadagea, la “grande aquila della rugiada”, è al servizio del dio del Tuono, Hino. Porta sulle spalle un lago di rugiada, con la quale innaffia regolarmente la terra, per permettere alla natura di proseguire la sua opera, anche dopo essere stata attaccata dagli spiriti maligni. Animale psicopompo, accompagna le anime nel loro viaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. È anche un uccello augurale, di cui gli antichi interpretavano il volo.

PostHeaderIcon L'Ariete

L’ariete rappresenta la primavera, il rinnovarsi della natura. Associato all’elemento fuoco, incarna le qualità della forza, della potenza e dell’energia creatrice. Nella simbologia egizia il di del sole Ra è rappresentato con una testa di ariete. Il carattere solare dell’ariete è illustrato anche nel mito del Vello d’oro (altro non è che una pelle d’ariete), conquistato da Giasone, che lo consegna a Pelia in ricordo della gloriosa spedizione degli Argonauti, l’ariete fu assunto in cielo, dando il nome ad una costellazione. L’ariete è uno dei simboli maggiori dell’energia, del dinamismo e della rigenerazione. Presso i celti un corpo di serpente con il capo d’ariete rappresentava la magia della nascita e dell’origine della vita.

PostHeaderIcon Il Camaleonte

La sua capacità di cambiare colore incarna la lenta evoluzione, trasformazione o sublimazione della materia e dello spirito. L’etimologia della parola, dal greco khamaileon, “leone che si trascina per terra”, crea un punto di contatto con il leone. Infatti nell’antichità il camaleonte è paragonato ad un leone in miniatura, dando l’impressione di forza e di potenza per le sue capacità di adattamento e dissimulazione. Il camaleonte è anche un animale psicopompo, incaricato di guidare le anime nel regno dei morti.

PostHeaderIcon Il Bruco

Il bruco simboleggia la gestazione, l’essere in divenire, il risveglio del candidato all’iniziazione spirituale. Incarna la trasformazione, il passaggio dal profano al sacro, da una condizione terrena ad una condizione celeste.

PostHeaderIcon Il Cervo

Il cervo è il simbolo della rigenerazione vitale, per il rinnovarsi periodico delle sue corna, che sono paragonate anche ai rami degli alberi per il loro valore allegorico di sviluppo e di unione tra le forze superiori e quelle inferiori. Quindi le corna sono il simbolo della longevità e del ciclo delle rinascite successive. Nella leggenda greca di Ciparisso, la morte del cervo è all’origine del cipresso, simbolo dell’immortalità e dell’eternità. Da tempi antichissimi nell’area circumpolare il cervo è associato al simbolismo del sole e della luce, incarnandone gli aspetti di creazione e civilizzazione. Il cervo è contrapposto nel simbolismo al toro, elemento della forza cieca generatrice e tipico delle precedenti civiltà matriarcali. Il cervo in questa contrapposizione assume l’emblema di animale tipico della civiltà indoeuropea. È il principio paterno che si scontra con la “civiltà della madre”; la virilità olimpica contro il mito taurino e materno della fecondità. In Grecia era consacrato a dei della purezza e della luce, come Apollo e Atena. Nella tradizione germano-scandinava, il cervo riveste un carattere negativo, visto come principio malefico poiché tenta di distruggere l’albero originario. Secondo una leggenda quattro cervi brucano incessantemente i nuovi germogli del frassino Yggdrasil, per indebolirlo e impedirgli di crescere rigoglioso.

PostHeaderIcon La Cicala

La cicala per il suo canto regolare e ininterrotto, rappresenta l’immortalità. Nella tradizione greca, la cicala era un attributo di Apollo, conferma del suo carattere solare.

PostHeaderIcon La Civetta

La civetta insieme al gufo rappresentano la chiaroveggenza, associati spesso a maghi e indovini, simboleggiando la comprensione, la luce dopo la soluzione di un problema. Essendo animali notturni evocano l’oscurità come sinonimo di tenebre e di morte, ma mentre la civetta, con il suo sguardo acuto penetra il buio, personificando la luce come uscita dalla tenebre indicando la rivelazione, al gufo spetta un significato negativo, come uccello del malaugurio, annunciatore di morte. Infatti troviamo un riscontro di questo significato positivo della civetta nella mitologia antica. Il geroglifico egiziano della civetta simboleggiava la morte, la notte e la passività, e anche indicava il sole al di sotto dell’orizzonte quando si tuffava nel mare per lasciare il posto all’oscurità. Nella mitologia degli aztechi la civetta caratterizzava Techolotl il dio dell’oltretomba. Nella mitologia greca e romana la civetta era sacra alla dea della sapienza Atena-Minerva.

PostHeaderIcon Il Delfino

Il delfino ha acquisito importanza per la sua benevolenza. Nella mitologia e nelle leggende di tutto il mondo è considerato un amico dell’uomo uno strumento delle forze del bene contro le potenze occulte del male. Il delfino incarna la purezza, l’innocenza e la bontà naturale, molti miti gli attribuiscono come dote anche l’intelligenza.

PostHeaderIcon Il Gallo

Il gallo strettamente legato al sole, di cui annuncia il sorgere, è il simbolo della rinascita ed è un alleato delle forze benefiche e protettrici. Svolge la funzione di sorveglianza scacciando gli spiriti del male. Sacro al dio solare Apollo, nella mitologia greca è associato anche a Persefone, il principio luminoso degli inferi, e a Ermes il messaggero degli dei. È legato alla leggenda del frassino Yggdrasil, in quanto è un gallo appollaiato su di esso che avverte gli dei delle minacce da parte delle forze del male. In oltre al suo simbolismo solare il gallo incarna il principio maschile, la virilità e l’aggressività del combattente. In molte civiltà il combattimento dei galli è l’allegoria delle lotte cosmogoniche.

PostHeaderIcon L'Avvoltoio

L’avvoltoio incarna la morte, ma nella misura in cui si fa garante della resurrezione delle anime. Sotto questo aspetto in Egitto è collegato alla dea Iside nella sua funzione di conduttrice delle anime dei defunti nel regno dei morti.

PostHeaderIcon Il Gufo

Il gufo, insieme alla civetta, rappresentano la chiaroveggenza, associati spesso a maghi e indovini, simboleggiando la comprensione, la luce dopo la soluzione di un problema. Essendo animali notturni evocano l’oscurità come sinonimo di tenebre e di morte, ma mentre la civetta, con il suo sguardo acuto penetra il buio, personificando la luce come uscita dalla tenebre indicando la rivelazione, al gufo spetta un significato negativo, come uccello del malaugurio, annunciatore di morte. Infatti troviamo un riscontro di questo significato positivo della civetta nella mitologia antica. Il geroglifico egiziano della civetta simboleggiava la morte, la notte e la passività, e anche indicava il sole al di sotto dell’orizzonte quando si tuffava nel mare per lasciare il posto all’oscurità. Nella mitologia degli aztechi la civetta caratterizzava Techolotl il dio dell’oltretomba. Nella mitologia greca e romana la civetta era sacra alla dea della sapienza Atena-Minerva.

PostHeaderIcon La Chiocciola

La chiocciola evoca il lento percorso spirituale, infatti il processo di iniziazione esige tempo e pazienza. L’iniziato, nel suo cammino deve muoversi con prudenza, con pazienza, economizzando le sue forze: tutte qualità che ritroviamo nella chiocciola. Il guscio o conchiglia della chiocciola rappresenta il contenente, il ricettacolo, per analogia la matrice, che esprime la fecondità, la gestazione. La forma a spirale della sua conchiglia esprime l’evoluzione ascensione, indicando il moto universale di aspirazione verso l’alto. Una credenza popolare vuole che la chiocciola sia un indovina e conoscesse il futuro; come tale sia l’incarnazione della saggezza della precognizione e dell’intelligenza intuitiva.

PostHeaderIcon La Colomba

La colomba è associata alla purezza incontaminata, all’innocenza e alla pace del cuore e dello spirito. A livello esoterico rappresenta la ricerca di un punto fermo dal quale far ripartire un nuovo ciclo vitale. Infatti la colomba è l’incarnazione del principio sottile, etereo, utile per l’elevazione spirituale dell’uomo. In associazione con il corvo, principio del male, la colomba rappresenta in modo emblematico il principio del Bene.

PostHeaderIcon L'Asino

La simbologia dell’asino è svariata e da luogo a interpretazioni discordanti. L’asino partecipa delle due nozioni, pur contraddittorie, di sapere e ignoranza. L’asino compare in varie mitologie. Nella mitologia egiziana, l’asino animale sacro a Seth (assassinio di Osiride) è simbolo ctonio e malvagio. Mentre per i popoli indoeuropei è simbolo di regalità e saggezza, in special modo per gli Ittiti. Cavalcatura di entità celesti, di principi e di eroi in India e Cina, in tale veste il ruolo dell’asino emigrò dal mondo asiatico a quello greco e a tutto il bacino del mediterraneo. Infatti nella mitologia greca era collegato a Sileno, il precettore di Dioniso, sempre rappresentato a cavallo di un asino. Nella tradizione persiana l’asino giusto protegge l’Albero di tutte le semenze.

PostHeaderIcon L'Allodola

Il simbolismo dell’allodola è stato ispirato dal suo comportamento: canta fin dai primi giorni della primavera sollevandosi quasi verticalmente sino a una altezza tale che il suo corpicino quasi scompare nel cielo. Dall'alto lancia una cascata di suoni simili a un crescendo musicale. Poi, chiuse le ali, si lascia cadere a perpendicolo come corpo morto fin presso il suolo; infine risorge ricominciando a cantare. Per questo suo rapido volo ascensionale e discendente ispirò la correlazione tra il cielo e la terra e infine il messaggero tra l’umano e il divino. Nella tradizione greca l’allodola era l’emblema di Artemide. Anche presso i Galli era un animale sacro, considerato un uccello augurale.

PostHeaderIcon Numeri - 18

Numero essenzialmente femminile, rappresenta il carattere ricettivo, creativo e intuitivo dell’individuo. La riduzione del diciotto è il nove (18 = 1 + 8 = 9), con il quale condivide un’energia simile, essendo un numero femminile rappresenta la donna, nel senso di madre che genera una nuova vita.

PostHeaderIcon Numeri - 40

Il numero quaranta partecipa delle stesso significato del numero tredici, rappresenta la morte simbolica. Infatti indica la prova iniziata, il trapasso che permette una seconda nascita, quella spirituale.

PostHeaderIcon Numeri - 13

Indica la rottura dell’armonia, incarnando il disordine. Infatti, è il numero che con l’aggiunta di una unita al dodici, interrompe la ciclicità, obbligando ad una trasformazione radicale. Il significato del tredici è negativo, infatti è detto aritmico, rompendo la legge dell’equilibrio e della continuità. L’unità, aggiunta al dodici, costituisce causa di destabilizzazione all’armonia ottenuta. Dalla riduzione del tredici (13 = 1 + 3 = 4) si ottiene il quattro, che indica stabilità, solidità e certezza, mentre il tredici al contrario indica l’instabilità e l’incertezza.

PostHeaderIcon Numeri - 16

Il numero sedici ha il suo corrispondente grafico nella svastica. Pur essendo un numero pari, che nella simbologia numerica ha una valenza passiva, quindi di stasi, rappresenta un eccezione esprimendo lo straordinario dinamismo proprio della svastica. Il sedici è un numero ambivalente, simboleggia le avversità, che possono essere benefiche quando portano ad un cambiamento costruttivo, mentre sono negative quando portano l’individuo alla caduta verso la distruzione.

PostHeaderIcon Numeri - 12

Viene considerato il più sacro tra i numeri, insieme al tre e al sette. Il dodici è in stretta relazione con il tre, poiché la sua riduzione equivale a questo numero (12 = 1 + 2 = 3) e poiché è dato dalla moltiplicazione di 3 per 4. Il dodici indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto. Il dodici è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro. Il dodici possiede un significato esoterico molto marcato in quanto è associato alle prove fisiche e mistiche che deve compire l’iniziato. Superate le prove induce ad una trasformazione, in quanto il passaggio si compie su prove difficili, le uniche che portano ad una vera crescita. In molte culture i riti iniziatici si compiono all’età di dodici anni, dopo di che si entra in un’età adulta.

PostHeaderIcon Numeri - 10

Numero simboleggiante la perfezione, come anche l’annullamento di tutte le cose. 10 = 1+0 = 1 illustra l’eterno ricominciare. Il dieci è il totale dei primi quattro numeri e perciò contiene la globalità dei principi universali. Corrisponde alla Tetraktys pitagorica, che insieme al sette lo considerava il numero più importante, in quanto è formato dalla somma delle prime quattro cifre (1+2+3+4=10), esprime la totalità, il compimento, la realizzazione finale. Esso è divino poiché perfetto, in quanto riunisce in una nuova unità tutti i principi espressi nei numeri dall’uno al nove. Per questo motivo il numero dieci è anche denominato Cielo, ad indicare sia la perfezione che il dissolvimento di tutte le cose, per il fatto che contiene tutte le possibili relazioni numeriche. La comparazione della simbologia numerica e geometrica fa scoprire un’analogia tra il dieci ed il punto entro il cerchio: nella tradizione esoterica il valore numerico di un centro o punto è uno, mentre quello di una circonferenza è nove, numero che moltiplicato per qualsiasi altro dà, per addizione delle cifre costituenti il risultato, sempre e soltanto sé stesso, esattamente come una circonferenza perpetuamente ritornante sul proprio tracciato. Tale simbologia suggerisce l’ipotesi che la decade rappresenti la perfezione relativa allo spazio-tempo circolare, ovvero la divina immanenza. Il dieci indica il cambiamento che permette all’iniziato di evolvere, di crescere e di elevarsi spiritualmente.

PostHeaderIcon Numeri - 9

È il numero della generazione e della reincarnazione. Numero dispari è dinamico e attivo nella sua natura e nei suoi effetti. Indica il periodo della gestazione, nove mesi per la nascita di una nuova vita. Il nove seguendo all’otto, che indica uno stato limite, è il superamento nella creazione. Il nove ha come proprietà la permanenza. Infatti il numero nove torna sempre al suo stato antecedente e non si trasforma mai veramente, conservando uno stato fisso e immutabile. Questa caratteristica lo accomuna al numero uno, diventando una sua manifestazione, nella sua funzione di unicità. Il simbolo grafico del nove è il cerchio, come per il numero 1. Anche secondo Pitagora è un numero che si riproduce continuamente, in ogni moltiplicazione, e simboleggia pertanto la materia che si scompone e si ricompone continuamente. Composto da tre volte il numero tre (la perfezione al quadrato), con l’aggiunta di un quarto tre genera il dodici, simbolo della Perfezione assoluta. Il nove serve da dissolvente per tutti i numeri, senza che mai si associ a qualcuno, né per somma né per moltiplicazione. E’ l’ultimo numero delle cifre essenziali che rappresentano il cammino evolutivo dell’uomo. E’ dunque il simbolo della realizzazione.

PostHeaderIcon Numeri - 8

E’ il simbolo dell’infinito, il riflesso dello spirito nel mondo creato, dell’incommensurabile e dell’indefinibile. Indica l’incognito che segue alla perfezione simboleggiata dal numero sette. Incita alla ricerca e alla scoperta della trascendenza. Essendo un numero pari è formato dall’energia femminile e passiva. È il numero che simboleggia la morte, in termini di transizione, di passaggio. 
Infatti l’otto precede il numero nove che indica la nascita. Come il numero sei, l’otto è un numero ambivalente. l’otto orizzontale è la rappresentazione algebrica dell’infinito e si lega a valori sia positivi che negativi. L’infinito è di natura positiva quando si collega all’illimitato, nel senso di apertura alla trascendenza. Ma è di natura negativa quando l’infinito cade in un circolo vizioso di ciò che non ha fine. L’otto essendo la somma di 4+4, è un numero pragmatico, in quanto esalta la natura concreta e tangibile del numero quattro. Inoltre indica la legge, il rigore e la regola, sempre secondo il suo aspetto concreto.

PostHeaderIcon Numeri - 7

Il numero sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico. Considerato fin dall’antichità un simbolo magico e religioso della perfezione, perché era legato al compiersi del ciclo lunare. Gli antichi riconobbero nel sette il valore identico della monade in quanto increato, poiché non prodotto di alcun numero contenuto tra 1 e 10. Presso i babilonesi erano ritenuti festivi, e consacrati al culto, i giorni di ogni mese multipli di sette. Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici. I Greci lo chiamarono venerabile, Platone anima mundi. Presso gli Egizi simboleggiava la vita. Il numero sette rappresenta il perfezionamento della natura umana allorché essa congiunge in sé il ternario divino con il quaternario terrestre. Essendo formato dall’unione della triade con la tetrade, esso indica la pienezza di quanto è perfetto, partecipando alla duplice natura fisica e spirituale, umana e divina. É il centro invisibile, spirito ed anima di ogni cosa. Il Sette è il numero della piramide in quanto formata dal triangolo(3) su quadrato(4). Quindi il sette è l’espressione privilegiata della mediazione tra umano e divino.

PostHeaderIcon Numeri - 6

Il sei è un numero mistico e ambivalente nel suo significato, in quanto è il numero dell’equilibrio e dell’ordine perfetto, può ben predisporre all’unione con il divino, ma allo stesso tempo può generare confusione, turbamento e illusione. La sua ambivalenza è rappresentata graficamente dalla stella a sei punte (Sigillo di Salomone) che permette di comprendere la contraddizione insita nel numero sei. La stella a sei punte è formata dall’unione di due triangoli: quello con la punta verso il basso, indica la materialità; quello con la punto verso l’alto, invece la spiritualità. 
Mentre la stella a cinque punte corrisponde alla dimensione microcosmica, all’uomo individuale, la stella a sei punte corrisponde alla dimensione macrocosmica, all’uomo universale. L’interazione dei due triangoli è l’incarnazione dell’unione tra cielo e terra, tra la polarità maschile e la polarità femminile, generando l’armonia degli opposti; ma allo stesso tempo indica l’oggetto e il suo riflesso, l’immagine speculare deformante. Il sei evoca la prova iniziatica, la scelta fondamentale che implica l’impegno attivo dell’iniziato a seguire la via dell’elevazione spirituale, senza disperdersi in illusioni. Numero che nell’antichità era consacrato a Venere, e considerato simbolo della bellezza e della perfezione. Negli antichi Misteri era importante perché offriva le sei dimensioni di tutti i corpi più quelle di altezza e profondità, ovvero i quattro punti cardinali sommati allo Zenit ed al Nadir.

PostHeaderIcon Numeri - 5

Un numero che simboleggia la vita universale, l’individualità umana, la volontà, l’intelligenza, l’ispirazione e la genialità. Il cinque simboleggia l’evoluzione verticale, il movimento progressivo e ascendente. Essendo il numero dell’uomo, come mediano tra terra e cielo indica la possibile trascendenza verso una condizione superiore. Si tratta di un numero eminentemente umano, e come tale simbolicamente suscettibile di deviazione dall’ordine spirituale che gli conferisce invece valenze positive. Tale deviazione ha luogo allorché l’individualità e la vitalità, deducibili dal riferimento ai cinque sensi ed all’articolazione quinaria dell’essere umano nella raffigurazione leonardesca (uomo vitruviano, stella a cinque punte), pretendono di staccarsi dall’Uno per diventare autocentriche.
Il cinque diviene allora un quaternario eccentrico, o falsato da un doppio centro, ovvero un simbolo iterativo della natura dissociata o decaduta. Lo squilibrio potenziale tipico del numero cinque si rileva anche nella sua scomponibilità in due più tre, così come le sue valenze creative possono essere lette nella somma 1 + 4, indicatrice della discesa immediata dell’Unità nel Quaternario, una discesa imprevedibile che produce l’ispirazione e la genialità. Riassumendo, il numero cinque, come tutti i numeri dispari genera attività, nella forma positiva di evoluzione, di movimento progressivo di elevazione, oppure in quella negativa di involuzione, di discesa e di degradazione. Il quinario collega l’alto con il basso, e può far tendere verso uno di questi poli. Il suo valore positivo o negativo è bene rappresentato dalla figura geometrica del pentagramma: quando il pentagramma è dritto si identifica con l’uomo (stella a cinque punte), nella sua valenza positiva; quando invece è capovolto assume un valore negativo, attributo delle forze del male.

PostHeaderIcon Numeri - 4

Si tratta del più perfetto tra i numeri, essendo la radice degli altri numeri e di tutte le cose. Esso rappresenta la prima potenza matematica, e la virtù generatrice da cui derivano tutte le combinazioni. È l’emblema del moto e dell’infinito, rappresentando sia il corporeo, il sensibile, sia l’incorporeo. Il quattro è scomponibile in 1 + 3, la monade (l’uno) ed il triangolo, e simboleggia l’Eterno, e l’uomo che porta in sé il principio divino. Il quaternario era il simbolo usato da Pitagora per comunicare ai discepoli l’ineffabile nome di dio, che per esso significava l’origine di tutto ciò che esiste.
È nel quaternario che si trova la prima figura solida, simbolo universale dell’immortalità, ovvero la Piramide. Secondo Pitagora, dalla Monade derivò la dìade indeterminata, dalla loro unione tutti i numeri, dai numeri i punti, dai punti le linee, dalle linee la superficie, da questa i solidi, dei quali gli elementi sono quattro: il Fuoco, l’Acqua, l’Aria e la Terra; e dai solidi i corpi, la Decade o l’Universo. È considerato dalla simbologia il numero della realtà e della concretezza, dei solidi così come delle leggi fisiche, della logica e della ragione. Il quattro come manifestazione di ciò che è concreto immutabile e permanente ha la sua espressione geometrica nel quadrato, che ben rende tutte le sue caratteristiche. E’ il numero della materia: i 4 elementi della terra: fuoco–acqua–terra–aria, della concretezza, dell’ordine, dell’orientamento: la croce cosmica riunisce i punti solari dell’orizzonte (nord-sud, est-ovest).

PostHeaderIcon Numeri - 3

Il tre è il simbolo del ternario, la combinazione di tre elementi. Il ternario è uno dei simboli maggiori dell’esoterismo. Primo numero dispari, poiché l’uno non è considerato un numero, il tre è profondamente attivo e possiede una grande forza energetica. È il simbolo della conciliazione per il suo valore unificante. Infatti tanto il due separa quanto il tre riunisce. La sua espressione geometrica è il triangolo, simbolo esemplare del ritorno del multiplo all’unità: due punti separati nello spazio, si assemblano e si riuniscono in un terzo punto situato più in alto. 
Inoltre il rapporto della triade con l’unità può essere espresso da un triangolo equilatero, ovvero dall’identità del tre, dove in ognuno dei tre angoli diversamente indicati è data ogni volta la triade intera. È il primo numero di armonia, di soluzione del conflitto dualistico, ed è per questo considerato un numero perfetto. Il tre apre la strada della mediazione e permette di uscire dall’antagonismo, superando la visione parziale e riduttiva del dualismo, poiché due elementi non possono essere conciliati che con l’ausilio di un terzo elemento. La triade sintetizza i poli opposti della dìade. Il tre è dunque numero simbolo di vitalità e radice di ogni ulteriore estrinsecazione delle operazioni dell’Uno nell’alterità del molteplice. Nella mitologia e nel culto è l’espressione della Trinità (una riunione di dèi in gruppi di tre), come simbolo dell’unità sostanziale.

PostHeaderIcon Numeri - 2

Il numero due deriva dalla divisione dell’unità ed è il simbolo della separazione, perché da un punto di vista sacro, l’unità è per essenza una e unica. Il due, come dìade, è l’espressione della dualità. In una visione dualistica del mondo si ha la separazione del principio materiale dal principio spirituale, e il numero due è l’incarnazione degli opposti: maschile /femminile, giorno/notte, terra/cielo, ecc. Essendo un principio duale, indica sia il contrasto, la polarità, sia il tentativo di conciliazione.
Quindi può essere considerato un numero ambivalente: nella sua funzione positiva cerca di riconciliare gli opposti, per ritornare all’unione ed è indice di saggezza, come ricerca attiva di una perduta armonia, oppure ha un carattere negativo se porta alla rottura dell’unità con la netta divisione dei contrari. Il numero due, ci porta all’interno di una differenziazione, non multipla, bensì fondata su un conflitto binario che comporta un’esclusione e una spaccatura: vero o falso, bianco o nero, ecc. La linea è la figura geometrica raffigurante il due; infatti si ha un collegamento con il simbolismo della croce nella coppia della verticale e dell’orizzontale: la linea orizzontale indica lo sviluppo materiale, mentre quella verticale l’elevazione spirituale. Inoltre il due essendo un numero pari, incarna le energia femminile e la passività. Infatti, nell’Antichità il numero due era attributo della Grande Madre Terra.

PostHeaderIcon Numeri - 1

Il numero uno è il principio divino. Ogni cosa nasce dall'uno. L'uno è il tutto, l'Eterno Infinito Essere, che non ha forma e possiede tutte le forme, che non ha nome e possiede tutti i nomi. Essendo indivisibile, indica principalmente l’unità, la sua forza sta nel suo valore qualitativo di unire e di origine, per questo motivo è un numero sacro venerato dall’antichità. Tutte le tradizioni parlano di un origine in cui regnava l’unità, il non-manifesto senza divisione, l’unificazione delle energie e la totalità. Da questa origine sono nate tutte le cose e la manifestazione. Dall’uno scaturiscono due energie uguali e contrarie che formano la materia. L'unione di queste due energie, maschile e femminile, dentro l'uno, creano la nuova vita. L’unità è il principio armonizzante, ma se questa unità si rompe lascia il posto alla molteplicità. Il pantheon della mitologia antica, contemplava una molteplicità di dei come epifania degli elementi naturali, governata da una divinità suprema, ricordo dell’unità fondamentale. Simbolo dell’uno è il cerchio essendo senza inizio e senza fine. L’uno, in quanto simbolo unificante, ha un grande capacità evocatrice, permette di creare legami riunendo gli elementi separati, come la terra e il cielo, il macrocosmo e il microcosmo. L’uno nella simbologia esoterica non è considerato un numero avendo una valenza principiale come unità, da cui si originano e fanno ritorno tutti i numeri.

PostHeaderIcon Tarocchi - I Significati degli Arcani Maggiori

IL MATTO
Ribellione alle convenzioni sociali,impulsività,scelte azzardate,confusione,caos,ingenuità.


IL MAGO
(O BAGATTO)
Uomo,persona abile,capacità,talenti,inizi,gestione positiva della situazione,riuscita affari,trattative.

LA PAPESSA
Donna,saggezza,meditazione,introspezione,misteri,analisi,riflessione,intuizione.

L'IMPERATRICE
Fecondità,ingegno,idee positive,aiuti da persone femminili,prosperità,progettazione,nascita,germinazione,nutrimento.


L'IMPERATORE
Forza,realizzazioni materiali,uomo importante socialmente,ricchezza,lavoro,produzione,concretezza,stabilità,autorità,poteri.

IL PAPA
Responsabilità morale,onestà,guida spirituale,doveri,impegni,sottomissione,persona saggia e matura, comprensione,regole.


LA GIUSTIZIA
Legge,ordine,legame,sentenza,giudizio,soppesamento dei pro e dei contro,decisione irrevocabile.

L'EREMITA
Distacco,solitudine,letenzza,cautela,prudenza,consigli.

LA RUOTA DELLA FORTUNA
Caso,opportunità,destino,svolte improvvise,alti e bassi,ciclo,periodo di tempo.


L'INNAMORATO
Armonia,bellezza,amicizia,sentimenti,dubbio fra due o più alternative,scelte,relazioni.

IL CARRO
Trionfo,progresso,avanzamento,successi,promozioni,viaggi,spostamenti.


LA FORZA
Resistenza,predominio,contrasti,incomprensioni.

L'APPESO
Blocco,ristagno,esperienze negative,incapacità di risolvere un problema,sacrificio,dolori.

LA MORTE
Cambiamenti improvvisi,trasformazioni,rottura,separazione,distacco,allontanamento,fine di una situazione.

LA TEMPERANZA
Pazienza,adattabilità,mediazione,lungo periodo di tempo,attesa,ricomposizione di contrasti.

IL DIAVOLO
Passioni,tentazioni,legami perniciosi,obblighi e restrizioni materiali.

LA TORRE
Fallimenti,crollo,rottura di ogni equilibrio,presunzione punita.


LE STELLE
Spirazione,aiuti,sostegno,realizzazioni felici,influenza positiva.


LA LUNA
Ombre,dubbi,incostanza,superficialità,inganni,abbagli.

IL SOLE
Luce,amore,successo,gloria,riconoscimenti.

IL GIUDIZIO
Risveglio,chiamata,notizie,risposte prossime,decisioni.


IL MONDO
Trionfo,riuscita in ogni settore,completamento,fine di un ciclo.