Il Gatto
Da tempi antichissimi il gatto è l’animale preferito di una strega; nell’immaginario collettivo, infatti, non esiste strega che non abbia o non si accompagni a questo animale, fedele compagno e complice in qualche modo di ogni sua operazione magica.
In Gran Bretagna, i gatti al servizio delle streghe vennero spesso esibiti come prove durante i processi del XVII Secolo, finendo per attirare il sospetto su tutte quelle persone amanti del gatto e della sua compagnia. Questo discorso rientra in una antica credenza/superstizione che da sempre ha riservato agli animali diversi ruoli, soprattutto nei miti pagani e nelle pratiche religiose; in tal senso è ancora oggi visibile, visionando gli antichi testi e le antiche iconografie, una antica dottrina cristiana che vede l’ombra di Satana in ogni stretto legame con un animale. Gli amanti dei gatti erano e sono, in qualche modo, largamente esposti ai primi sospetti proprio a causa delle antiche superstizioni sui felini, già non meno di quattromila anni fa considerati sacri e quindi oggetto di riti religiosi.
In Egitto erano famose le feste che si svolgevano nella città di Baubastis in onore di Bast, la Dea gatto; ma l’affetto che legava gli egiziani a questi felini andava oltre un ipotetico legame spirituale, i gatti erano infatti usati per proteggere i granai dai roditori e chi ne uccideva uno era addirittura passibile di morte, come accadde storicamente ad un soldato romano che venne linciato dalla folla proprio per questo delitto. Non era comunque solo l’Egitto il paese che attribuiva grande venerazione e rispetto al gatto, i Romani pensavano che il felino incarnasse la Dea Diana , nell’Europa del nord erano i gatti a trainare il cocchio di Freyja, la Dea dell’amore e della bellezza. Con l’avvento del Cristianesimo e con le successive lotte per estirpare le sette e le filosofie considerate di stampo eretico, ha anche inizio la demonizzazione del gatto; i Catari, ad esempio, vennero accusati di adorare il diavolo sotto forma di gatto, così come un gatto fu il protagonista di uno dei primi processi della Santa Inquisizione, quello tenutosi contro Elizabeth Francio, in Inghilterra, nel 1566. Sempre un gatto fu protagonista, nel 1618, di un altro processo intentato contro Margaret e Philippa Flower, entrambe alla fine condannate alla forca.
COSA RAPPRESENTA
Poichè i suoi occhi sono mutevoli,rappresenta il potere variabile del sole,la luna crescente e calante e lo splendore della notte.
Se è nero,è lunare,simbolo di morte;In Egitto era sacro a Seth,essendo lunare,può venire associato anche a Iside e Bast,la luna;rappresenta le donne gravide poichè la luna fa crescere il seme nel loro grembo.E' attributo di Freya,il cui carro era trainato da gatti.
CURIOSITA' FELINE
Inutile negarlo: nell'immaginario collettivo da sempre la gattara è una donna. E anche se gli esempi maschili di amore per i gatti sono innumerevoli, la figura del gatto accomunato alla donna è sempre vivo. Le teorie in proposito sono innumerevoli, e ognuna trova ferventi assertori quanto appassionati denigratori.
Gli esteti, per esempio, cercano ragioni fondamentalmente "fisiche": sia gatto che donna sanno essere dolci, avere movenze aggraziate ed eleganti e al contempo, all'occorrenza, saper sfoderare gli artigli. A riprova di questo hanno il trucco che le antiche Egizie applicavano agli occhi (trucco che poi è stato usato dalle donne nel corso dei millenni fino a oggi): sottili linee di kajal che rendevano i loro occhi simili a quelli dei gatti. Poco importa che le antiche Egizie usassero questo accorgimento sia per motivi di salute (il kajal era un medicamento che preveniva le infezioni agli occhi) che per fini estetici.
I moralisti del medioevo accomunavano gatti e donne in senso negativo: entrambi incostanti, infedeli e assai poco affidabili (secondo loro). Gli psicologi sostengono che le donne vedano nei gatti una proiezione dei bambini. In fondo un gatto adulto è grande grossomodo quanto un neonato, emette un verso simile al vagito, ha testa e occhi grandi che fanno tenerezza, lo si può tenere in braccio e cullare, dorme molto e quando gioca è buffo e divertente. Ma una gatta è anche molto prolifica, mamma gatta si prende cura dei propri piccoli e li difende strenuamente.
Per questo è stata considerata in passato simbolo di fertilità e per questo, secondo gli antropologi, le donne si rivedono in lei. E poi i gatti amano la comodità del focolare, regno incontrastato, secondo gli storici, delle donne. I più moderni cultori del new age affermano che le donne vedano nel gatto un'incarnazione dei loro ideali: creature capaci di amare e di stabilire forti legami, ma allo stesso tempo forti, libere e indipendenti, che non temono di esternare i propri sentimenti e non hanno bisogno di un capo.
La scrittrice Colette diceva che donne e gatti si somigliano perché "entrambi possono essere costretti a fare solo ciò che vogliono fare". E poi ci sono quelle che amano i gatti senza chiedersi perché...
In Gran Bretagna, i gatti al servizio delle streghe vennero spesso esibiti come prove durante i processi del XVII Secolo, finendo per attirare il sospetto su tutte quelle persone amanti del gatto e della sua compagnia. Questo discorso rientra in una antica credenza/superstizione che da sempre ha riservato agli animali diversi ruoli, soprattutto nei miti pagani e nelle pratiche religiose; in tal senso è ancora oggi visibile, visionando gli antichi testi e le antiche iconografie, una antica dottrina cristiana che vede l’ombra di Satana in ogni stretto legame con un animale. Gli amanti dei gatti erano e sono, in qualche modo, largamente esposti ai primi sospetti proprio a causa delle antiche superstizioni sui felini, già non meno di quattromila anni fa considerati sacri e quindi oggetto di riti religiosi.
In Egitto erano famose le feste che si svolgevano nella città di Baubastis in onore di Bast, la Dea gatto; ma l’affetto che legava gli egiziani a questi felini andava oltre un ipotetico legame spirituale, i gatti erano infatti usati per proteggere i granai dai roditori e chi ne uccideva uno era addirittura passibile di morte, come accadde storicamente ad un soldato romano che venne linciato dalla folla proprio per questo delitto. Non era comunque solo l’Egitto il paese che attribuiva grande venerazione e rispetto al gatto, i Romani pensavano che il felino incarnasse la Dea Diana , nell’Europa del nord erano i gatti a trainare il cocchio di Freyja, la Dea dell’amore e della bellezza. Con l’avvento del Cristianesimo e con le successive lotte per estirpare le sette e le filosofie considerate di stampo eretico, ha anche inizio la demonizzazione del gatto; i Catari, ad esempio, vennero accusati di adorare il diavolo sotto forma di gatto, così come un gatto fu il protagonista di uno dei primi processi della Santa Inquisizione, quello tenutosi contro Elizabeth Francio, in Inghilterra, nel 1566. Sempre un gatto fu protagonista, nel 1618, di un altro processo intentato contro Margaret e Philippa Flower, entrambe alla fine condannate alla forca.
COSA RAPPRESENTA
Poichè i suoi occhi sono mutevoli,rappresenta il potere variabile del sole,la luna crescente e calante e lo splendore della notte.
Se è nero,è lunare,simbolo di morte;In Egitto era sacro a Seth,essendo lunare,può venire associato anche a Iside e Bast,la luna;rappresenta le donne gravide poichè la luna fa crescere il seme nel loro grembo.E' attributo di Freya,il cui carro era trainato da gatti.
CURIOSITA' FELINE
Inutile negarlo: nell'immaginario collettivo da sempre la gattara è una donna. E anche se gli esempi maschili di amore per i gatti sono innumerevoli, la figura del gatto accomunato alla donna è sempre vivo. Le teorie in proposito sono innumerevoli, e ognuna trova ferventi assertori quanto appassionati denigratori.
Gli esteti, per esempio, cercano ragioni fondamentalmente "fisiche": sia gatto che donna sanno essere dolci, avere movenze aggraziate ed eleganti e al contempo, all'occorrenza, saper sfoderare gli artigli. A riprova di questo hanno il trucco che le antiche Egizie applicavano agli occhi (trucco che poi è stato usato dalle donne nel corso dei millenni fino a oggi): sottili linee di kajal che rendevano i loro occhi simili a quelli dei gatti. Poco importa che le antiche Egizie usassero questo accorgimento sia per motivi di salute (il kajal era un medicamento che preveniva le infezioni agli occhi) che per fini estetici.
I moralisti del medioevo accomunavano gatti e donne in senso negativo: entrambi incostanti, infedeli e assai poco affidabili (secondo loro). Gli psicologi sostengono che le donne vedano nei gatti una proiezione dei bambini. In fondo un gatto adulto è grande grossomodo quanto un neonato, emette un verso simile al vagito, ha testa e occhi grandi che fanno tenerezza, lo si può tenere in braccio e cullare, dorme molto e quando gioca è buffo e divertente. Ma una gatta è anche molto prolifica, mamma gatta si prende cura dei propri piccoli e li difende strenuamente.
Per questo è stata considerata in passato simbolo di fertilità e per questo, secondo gli antropologi, le donne si rivedono in lei. E poi i gatti amano la comodità del focolare, regno incontrastato, secondo gli storici, delle donne. I più moderni cultori del new age affermano che le donne vedano nel gatto un'incarnazione dei loro ideali: creature capaci di amare e di stabilire forti legami, ma allo stesso tempo forti, libere e indipendenti, che non temono di esternare i propri sentimenti e non hanno bisogno di un capo.
La scrittrice Colette diceva che donne e gatti si somigliano perché "entrambi possono essere costretti a fare solo ciò che vogliono fare". E poi ci sono quelle che amano i gatti senza chiedersi perché...
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