PostHeaderIcon Belladonna

Nome latino: Solanum dulcamara, Solanum nigrum.
Nomi comuni: solano, morella.
Parti utilizzate: radici, foglie, sommità
Erbario: ATTENZIONE, LA BELLADONNA è velenosa e può essere utilizzata solo in soluzioni omeopatiche o in piccolissime quantità presenti nei medicinali; quindi non va mai utilizzata per esperimenti o senza il consiglio di un medico. La belladonna ha indubbi effetti sedativi, narcotizzanti ed antispasmodici. È uno dei principiali eccipienti dell’atropina ed è spesso utilizzata anche come antidoto all’oppio. Diluita in piccolissime quantità all’interno di medicinali specifici, essa cura una serie di disturbi: reumatismi, problemi della pelle, febbre, infiammazioni e affezioni ai bronchi.
Storia magica: la belladonna è associata a Saturno e a Marte e all’elemento Acqua ma ha anche una strettissimo collegamento con la figura di Lucifero. Si dice che il nome belladonna derivi dall’antica consuetudine di versare goccia a goccia il succo della pianta negli occhi, al fine di ottenere uno “sguardo sognante”, molto apprezzato in altri tempi, ma in realtà dovuto alla dilatazione delle pupille e alla paralisi dell’accomodazione. Le sue bacche erano spesso fonte di attrazione per i bambini, poiché sono facilmente confondibili coi frutti del sottobosco come i mirtilli, ma queste si rivelarono ben presto tossiche. Essa è inoltre associata ad Atropa, uno dei tre destini che maneggia la cesoia per tagliare il filo che tiene legato l’uomo alla vita.
Utilizzo magico: si dice che questa pianta sia benefica contro il malocchio. Nella tomba di Tutankhamon è stato trovato un laccio fatto con bacche di belladonna. I contadini spesso la utilizzano come talismano e l’appendono al collo degli animali che ritengono affetti da malocchio. La belladonna favorirebbe anche l’oblio e aiuterebbe gli amanti feriti a dimenticare le loro pene d’amore.