Albero
E' simbolo di vita in continua evoluzione, e di comunicazione tra i tre livelli del Cosmo: quello sotterraneo (le radici, che scavano e penetrano in profondità), quello terrestre (il tronco e i rami), quello celeste (la cima che si protende verso l'alto e la luce). Nel caso dell'uomo è facile, seguendo questa suddivisione, attribuire le radici all'inconscio, alla nostra parte notturna e sotterranea, il tronco al nostro piano vegetativo ed emotivo, la chioma alla Coscienza, al mondo del pensiero "illuminato" e raziocinante. Il culto degli Alberi si ritrova presso svariati popoli ed è legato in genere ai riti della fecondità e della magia "naturale"; nelle Tradizioni Ebraica e Cristiana, l'Albero rappresenta invece principalmente la vita dello Spirito.
ALBERO DI YULE: Sono origini molto antiche, quelle che collocano il
famoso abete nelle feste del Solstizio d'inverno, ovvero il Natale.
I popoli germanici, lo usavano nei loro riti pagani, per festeggiare
il passaggio dall'autunno all'inverno. In seguito era usanza bruciarlo
nella stufa, in un rito di magia simpatica (secondo cui il simile
attira il simile), in modo che con il fuoco si propiziasse il ritorno
del sole.
Fu scelto l'abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza
nell'animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo
più freddo e difficile dell'anno.
Era un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle
divinità maschili di forza e vitalità. Ecco che addobbarlo, prendeva
quindi i connotati di un piccolo rito casalingo che portava fortuna ed
abbondanza alla famiglia.
Il Solstizio d'inverno, è il momento in cui la divinità maschile
muore, per poi rinascere in primavera. Questo ciclo di morte-nascita,
lo si ritrova in moltissime culture, oltre quella cristiana. E'
presente in Egitto, con la morte di Osiride e nel mito di Adone che si
evirò proprio sotto ad un pino.
Addobbare l'albero di Natale con le luci, accendendolo di mille
riflessi, ricorda il rituale del grande falò dell'abete, che spesso si
prolungava fino all'attuale festa della Befana. In alcune popolazioni
europee, con il fuoco dell'abete, si bruciava simbolicamente le
negatività del passato, e le streghe leggevano nel fuoco i presagi per
il futuro.
La tradizione dell'albero prese piede in Italia nel 1800, quando la
regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un
salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità
piacque moltissimo e l'usanza si diffuse tra le famiglie italiane in
breve tempo.
Molte leggende cristiane sono poi nate nel tempo attorno all'albero di
Natale, come quella americana che racconta di un bambino che si era
perso in un bosco alla vigilia di Natale si addormentò sotto un abete.
Per proteggerlo dal freddo, l'abete si piegò fino a racchiudere il
bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino
che dormiva tranquillo sotto l'abete, tutto ricoperto da cristalli che
luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell'episodio,
cominciarono a decorare l'albero di Natale.
L'ALBERO DEL MONDO:
Yggdrasill nella mitologia norrena, è l'albero cosmico, l'albero del mondo.
Una rappresentazione di YggdrasillIdentificabile con un frassino, o con un tasso (entrambi sacri presso i popoli del Nord Europa), il suo nome significa con ogni probabilità "cavallo di Yggr", dove "cavallo" è metafora per "forca", "patibolo", mentre Yggr è uno dei tanti nomi di Odino. Il riferimento è al mito secondo cui Odino, alla ricerca della sapienza superiore, rimase appeso per nove giorni e nove notti all'albero cosmico, sacrificando così "se stesso a se stesso".
Il frassino Yggdrasill sorregge con i suoi rami i nove mondi, nati dal sacrificio di Ymir. Questi mondi sono: Ásaheimr, mondo degli Æsir, Álfheimr, mondo degli elfi, Miðgarðr, mondo degli uomini, Jötunheimr, mondo dei giganti, Vanaheimr, mondo dei Vanir, Niflheimr, mondo del gelo (o della nebbia secondo altre versioni), Múspellsheimr, mondo del fuoco, Svartálfaheimr, mondo degli elfi oscuri e dei nani ed Hel, mondo dei morti. Questi nove mondi costituiscono l'intero universo.
Immenso, Yggdrasill sprofonda sin nel regno infero, mentre i suoi rami sostengono l'intera volta celeste. Poggia su tre radici, una per gli dei (secondo altre fonti: per gli uomini), un'altra per i giganti, un'altra che raggiunge il Niflheimr. Da quest'ultima nasce la fonte detta Hvergelmir, da cui si dipartono tutti i fiumi del mondo. Oltre a questa, ai piedi di Yggdrasill vi sono altre due fonti. Innanzi tutto la fonte di Mímir, che cela la sapienza. Per potervi bere, Odino dovette cedere uno dei suoi occhî, che da allora è conservato nella fonte stessa. Quindi la fonte di Urðr, da dove le tre norne attingono argilla fresca con cui cospargono il tronco di Yggdrasill, per impedire che si secchi e muoia.
Così viene descritto nel canto 19 della Völuspá:
« So che un frassino s'erge
Yggdrasill lo chiamano,
alto tronco lambito
d'acqua bianca di argilla.
Di là vengono le rugiade
che piovono nelle valli.
Sempre s'erge verde"
ALBERO DI YULE: Sono origini molto antiche, quelle che collocano il
famoso abete nelle feste del Solstizio d'inverno, ovvero il Natale.
I popoli germanici, lo usavano nei loro riti pagani, per festeggiare
il passaggio dall'autunno all'inverno. In seguito era usanza bruciarlo
nella stufa, in un rito di magia simpatica (secondo cui il simile
attira il simile), in modo che con il fuoco si propiziasse il ritorno
del sole.
Fu scelto l'abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza
nell'animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo
più freddo e difficile dell'anno.
Era un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle
divinità maschili di forza e vitalità. Ecco che addobbarlo, prendeva
quindi i connotati di un piccolo rito casalingo che portava fortuna ed
abbondanza alla famiglia.
Il Solstizio d'inverno, è il momento in cui la divinità maschile
muore, per poi rinascere in primavera. Questo ciclo di morte-nascita,
lo si ritrova in moltissime culture, oltre quella cristiana. E'
presente in Egitto, con la morte di Osiride e nel mito di Adone che si
evirò proprio sotto ad un pino.
Addobbare l'albero di Natale con le luci, accendendolo di mille
riflessi, ricorda il rituale del grande falò dell'abete, che spesso si
prolungava fino all'attuale festa della Befana. In alcune popolazioni
europee, con il fuoco dell'abete, si bruciava simbolicamente le
negatività del passato, e le streghe leggevano nel fuoco i presagi per
il futuro.
La tradizione dell'albero prese piede in Italia nel 1800, quando la
regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un
salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità
piacque moltissimo e l'usanza si diffuse tra le famiglie italiane in
breve tempo.
Molte leggende cristiane sono poi nate nel tempo attorno all'albero di
Natale, come quella americana che racconta di un bambino che si era
perso in un bosco alla vigilia di Natale si addormentò sotto un abete.
Per proteggerlo dal freddo, l'abete si piegò fino a racchiudere il
bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino
che dormiva tranquillo sotto l'abete, tutto ricoperto da cristalli che
luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell'episodio,
cominciarono a decorare l'albero di Natale.
L'ALBERO DEL MONDO:
Yggdrasill nella mitologia norrena, è l'albero cosmico, l'albero del mondo.
Una rappresentazione di YggdrasillIdentificabile con un frassino, o con un tasso (entrambi sacri presso i popoli del Nord Europa), il suo nome significa con ogni probabilità "cavallo di Yggr", dove "cavallo" è metafora per "forca", "patibolo", mentre Yggr è uno dei tanti nomi di Odino. Il riferimento è al mito secondo cui Odino, alla ricerca della sapienza superiore, rimase appeso per nove giorni e nove notti all'albero cosmico, sacrificando così "se stesso a se stesso".
Il frassino Yggdrasill sorregge con i suoi rami i nove mondi, nati dal sacrificio di Ymir. Questi mondi sono: Ásaheimr, mondo degli Æsir, Álfheimr, mondo degli elfi, Miðgarðr, mondo degli uomini, Jötunheimr, mondo dei giganti, Vanaheimr, mondo dei Vanir, Niflheimr, mondo del gelo (o della nebbia secondo altre versioni), Múspellsheimr, mondo del fuoco, Svartálfaheimr, mondo degli elfi oscuri e dei nani ed Hel, mondo dei morti. Questi nove mondi costituiscono l'intero universo.
Immenso, Yggdrasill sprofonda sin nel regno infero, mentre i suoi rami sostengono l'intera volta celeste. Poggia su tre radici, una per gli dei (secondo altre fonti: per gli uomini), un'altra per i giganti, un'altra che raggiunge il Niflheimr. Da quest'ultima nasce la fonte detta Hvergelmir, da cui si dipartono tutti i fiumi del mondo. Oltre a questa, ai piedi di Yggdrasill vi sono altre due fonti. Innanzi tutto la fonte di Mímir, che cela la sapienza. Per potervi bere, Odino dovette cedere uno dei suoi occhî, che da allora è conservato nella fonte stessa. Quindi la fonte di Urðr, da dove le tre norne attingono argilla fresca con cui cospargono il tronco di Yggdrasill, per impedire che si secchi e muoia.
Così viene descritto nel canto 19 della Völuspá:
« So che un frassino s'erge
Yggdrasill lo chiamano,
alto tronco lambito
d'acqua bianca di argilla.
Di là vengono le rugiade
che piovono nelle valli.
Sempre s'erge verde"
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